Grande festa in città per un cinema ritrovato nella zona “in” di Corso Como. Rinato come Palazzo del Cinema, l'Anteo diventa luogo di incontro, con lo zampino di Eataly. Molte le scelte azzeccate e qualche perplessità.
In tempi bui di chiusura continua delle sale, si apre uno spiraglio di rinascita: è la trasformazione che ha portato il cinema Anteo di Milano a diventare Palazzo del Cinema. Inaugurato lo scorso 8 settembre, il Palazzo del Cinema va oltre la semplice multisala finora intesa ad esclusivo uso dei blockbuster del momento e ammorbata dagli odori di cibo-spazzatura.
Trasformazione o evoluzione?
Qui la distinzione è soggettiva. Ci sono, sì, dieci sale (aperte dalle 10 del mattino e i cui nomi ricordano gloriosi cinema milanesi ormai scomparsi, come l'Astra, il De Amicis o l'Excelsior), ma a queste si sono aggiunte varie attività collaterali che vanno ad affiancarsi alla visione cinematografica. Si va da aree che permettono una fruizione più approfondita (come la Biblioteca dello Spettacolo), a zone dedicate completamente all'aggregazione e all'incontro (il caffè letterario e l'Osteria del Cinema). A queste attività si aggiungono nuove e inedite proposte che da una parte incuriosiscono per l'aria di novità che le circonda, dall'altra – perlomeno ora, agli inizi – lasciano qualche dubbio.
Dubbi sui nuovi spazi
Per ora, infatti, convincono poco lo spazio Nuovo Arti (nato sul principio dei vari “Spazio Bimbi” in uso ormai in moltissimi centri commerciali, ossia luogo dove “mollare” i bambini durante lo shopping, in questo caso per potersi godere una proiezione in santa pace) e, soprattutto, la sala Nobel. Quest’ultima, gestita da Eataly - così come l'intero comparto ristorazione del cinema – non è niente altro che un mini ristorante: lo spettatore effettua l'ordine pre-proiezione e poi viene servito durante il film. E qui scatta la perplessità: ma il film deve essere (o non essere) al centro dell'attenzione? Per la "movida" non sarebbe meglio spostarsi altrove? L'impressione che se ne trae, infatti, è quella di una commercializzazione forzata del “prodotto” cinema, parzialmente ridotto a rumore di fondo per altre e probabilmente più remunerative attività collaterali. Meglio allora lo spazio Ciak, salotto in miniatura dove è possibile scegliere un film a catalogo, o portarsi un dvd, e vederlo coi propri amici.
Audaces fortuna iuvat?
Detto questo, nonostante alcune scelte a nostro avviso (e a detta di altri colleghi addetti ai lavori) opinabili, auguriamo ovviamente al Palazzo del Cinema di riempire le proprie sale come sempre ha fatto il cinema Anteo, quindi più per la qualità dei film proposti che non grazie all'aiuto di “Peroni ghiacciata, frittatona di cipolle e rutto libero”.